Lettera ad un amico della Terra di mezzo

Guida personale di Etica Filosofica sulel tracce di Aristotele, Freud e Croce, passando per J.R.R. Tolkien

Copertina

di Franco MANNI
Milano, 2006, Simonelli Editore (Il piacere di raccontare)
ISBN: 978-88-7647-126-1
Ri, dim. [hxl]: 220x135, pagine: 352, prezzo: € 15,00
Copertina: Lorenzo Daniele



Note di copertina

La perfezione della Virtù è nella ragione di quell'uomo che accetta l'imperfezione della Realtà ed è capace di riconoscerne la continua ed affascinante novità.


Indice

	SOMMARIO
	Premessa
	
	Parte prima
	VIRTÙ ATTIVE
	
	1. Prudenza
	2. Giustizia
	3. Forza
	4. Temperanza
	5. Umorismo
	
	Parte seconda
	IL MALE
	
	1. Variazioni
	2. Temi
	3. Problemi
	4. Reazioni
	
	Parte terza
	VIRTÙ CONTEMPLATIVE
	
	1. Meraviglia e curiosità
	2. Le nature della fantasia
	3. Le risorse della fantasia
	4. Gli eroi della fantasia
	5. Uno scenario della fantasia
	
	Parte quarta
	SOLITUDINE E COMPAGNIA
	
	1. Natura del rapporto interpersonale
	2. I quattro stadi di solitudine e compagnia
	3. Tipologia del rapporto interpersonale
	4. L'azione buona
	
	Parte quinta
	IDEALISMO
	
	1. Superamento del dualismo
	2. Le qualità dello spirito
	3. Le attività dello spirito
	4. Lo spirito malato e lo spirito sano
	
	I LIBRI ANIMATORI DI QUESTA LETTERA
	
	TRADUZIONE DELL FRASI LATINE

Il commento di Cla

CONTENUTO
«Questo è un libro di Etica Filosofica, non accademico e non specialistico, che si indirizza a persone riflessive e di cultura media»: sono queste le righe con cui si apre il volume, le quali ci offrono in sintesi le informazioni necessarie per intraprendere la lettura del testo. Dopo un breve premessa, il testo di divide in quattro parti:

Come si può evincere già dal sommario, la quantità di temi trattati è vastissima, e l'autore si cimenta a esaminare ogni singolo argomento con un linguaggio colloquiale e sempre rivolto direttamente al lettore. Pur non essendo volutamente un libro accademico, ne trapela egualmente la grande competenza dell'autore, rinomato esperto tolkieniano, ma che ha solidissimi studi filosofici e teologici alla base delle sue riflessioni. Ogni tematica viene infatti spiegata e analizzata ricorrendo non solo appellandosi a pensatori classici (Aristotele, S. Tommaso, S. Agostino, Croce, per ricordare i più presenti), ma prendendo interessanti spunti dai personaggi che animano le vicende de Il Signore degli Anelli.

PREGI
Ho letto il volume con un misto di sorpresa e ammirazione. La sorpresa mi è stata procurata soprattutto dallo scoprire le tante affinità culturali che mi trovo a condividere con Manni: la passione per la filosofia e la teologia, in particolare per Aristotele e Tommaso; l'ammirazione per Tolkien e la sua opera; il rifiuto dello stile accademico, capace di far perire sotto i colpi di pesanti citazioni e sconfinate bibliografie gli autori più vitali; la ricerca di una modalità di scrittura che sappia far apprezzare a chiunque la bellezza della riflessione filosofica. Nonostante, o meglio, grazie a questo stile colloquiale le riflessioni di Manni non sono affatto semplicistiche, e meriterebbero un'analisi ben più approfondita. Vorrei qui ricordare solo alcuni esempi che dovrebbero darci un'idea della non-banalità del contenuto del saggio: l'ira sotto certi aspetti viene apprezzata, sulla scorta di Aristotele e Agostino, come una virtù positiva (p. 50); Ghandi è portato come esempio di autentica forza (p. 54), il dualismo platonico viene rigorosamente criticato (p. 58); si offre un'approfondita disamina del tema della solitudine e della compagnia (pp. 228 sgg). Particolarmente condivisibili sono poi i consigli per far filosofia che ci propone dell'autore (pp. 160-161), e che volentieri riportiamo: accedere direttamente ai classici, avere un interesse autonomo di ricerca, criticare i luoghi comuni e, soprattutto, confrontare i concetti col vissuto.

Sul piano squisitamente filosofico, mi pare che il "momento" più alto sia raggiunto da Manni nell'accuratissima analisi del problema riguardante la possibilità di fare volontariamente il male in connessione col tema dell'unicità dell'essenza umana (p. 122 - 134). L'autore si dimostra qui particolarmente coraggioso nel riproporre sostanzialmente l'impostazione tomista, secondo la quale il male si fa solo per ignoranza e "sub specie boni". In quest'ottica vi sono solo quattro possibili figure morali disposte secondo una minor/maggior bontà: l’'intemperante, l'incontinente, il continente, il temperante. Si passa poi a fondare l'unicità del bene che a sua volta trova il suo fondamento nell'unicità della natura umana. Molto profonda è poi la proposta della lotta (o sforzo morale) come unica reazione corretta di fronte al male, la quale si differenzia dai due estremi errati (l'apatia e lo sfogo) (p. 135 sgg.).

Altro pregio del libro, graditissimo agli appassionati tolkieniani, è l'esemplificazione particolarmente azzeccata delle virtù tramite i personaggi principali del Signore degli Anelli. Mi piace qui ricordare: Gandalf come esempio di prudenza (p. 25), Sam come personificazione della fedeltà (p. 147), il popolo degli Hobbit come simbolo dell'ignorante attuale e sapiente potenziale (p. 159) e, infine, una rivalutazione della fantasia come attività contemplativa (p. 170 sgg).

LIMITI
Più che di limiti, parlerei di esplicite scelte dell'autore, che inevitabilmente sconteranno gli studiosi professionisti. Lo stile volutamente non accademico porta infatti l'autore a non indicare con precisione i luoghi precisi delle opere dalle quali attinge le proprie idee. Forse un apparato di riferimenti messo alla fine del testo avrebbe accontentato anche coloro che hanno esigenze di studio più "tecniche".


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