Tolkien

Il signore della fantasia

Copertina

di Andrea MONDA e Saverio SIMONELLI
Milano, 2002, Edizioni Frassinelli
ISBN: 88-7684-689-1
Br/Sc, dim. [hxl]: 210x130, pagine: 270, prezzo: € 13,00
Copertina: progetto grafico di Allegra Agliardi



Note di copertina

«In realtà io sono un Hobbit in tutto, fuorché nella stazza.»
J.R.R. TOLKIEN

Un Hobbit. Uno di quei «"Mezzuomini" simpaticamente pragmatici, teneramente tenaci» scaturiti dalla penna dello scrittore che con Il Signore degli Anelli compete addirittura con la Bibbia per il libro più letto del mondo. Ma perché, fra i tanti indimenticabili personaggi che popolano le pagine dei suoi romanzi, l'autore inglese si paragona proprio a questi buffi piccoletti? Difficilmente troveremo la risposta nei saggi finora pubblicati su Tolkien e su questo capolavoro del genere fantastico perché la critica colta lo ha sempre snobbato, a dispetto - o forse a causa? - delle sue altissime tirature. Ed è questa lacuna che qui si vuole colmare, dando finalmente una lettura nuova e completa di un'opera composita che ha saputo affascinare i lettori più disparati, dal bambino all'erudito, dall'amante della fiaba a quello dell'epica cavalleresca. Già, perché fino a oggi pare che si sia ingaggiata una gara fra ideologie per appropriarsi di un simile fenomeno letterario. E così abbiamo avuto il Tolkien ecologista e quello protofascista, il superomista e il no global... Etichette, nient'altro. Classificazioni superficiali che non tengono conto dello spessore umano e culturale che invece Andrea Monda e Saverio Simonelli ci hanno brillantemente restituito, affiancando all'analisi testuale il ricco epistolario e le testimonianze di chi ha percorso con Tolkien la strada verso la creazione del suo strabiliante mondo parallelo. Per mostrare il Tolkien professore oxfordiano, il lettore di antiche saghe e il padre che inventa fiabe per i suoi bambini non come evasione spensierata, ma come divertimento educativo. Perché parlare di Elfi e Nani, di maghi e guerrieri, di creature maligne e di lotte per la conquista di anelli magici non è che un modo per parlare della nostra stessa realtà, di capire la Storia attraverso le storie di gente piccola scaraventata in avventure più gerandi di lei. Gente che, magari, a volte vince.


Indice

    1. Davanti a un mosaico
    2. Il filosofo che ride
    3. Il filologo che scrive
    4. Parole che creano mondi
    5. Il teatro della fantasia
    6. Magia? Sì, no, forse, comunque non troppa
    7. Tolkien? Un Hobbit! (forse)
    8. Malinconico come un pesce fuor d'acqua
    9. La sfortunatissima fortuna di un libro

Epilogo
Appendici Cronologia della vita di J.R.R. Tolkien La trama delle opere principali
Bibliografia essenziale

Il commento di Soronel

Ho letto questo saggio in treno, fra Bologna e Roma, al ritorno dalle vacanze. Il suo peggior difetto è che risente secondo me (come praticamente tutti i saggi su Tolkien usciti quest'anno, e non sono pochi) di una certa fretta e mancanza di revisione (dovute probabilmente alla necessità di sfruttare l'effetto traino dovuto all'uscita del film di Peter Jackson), però sicuramente in misura molto minore di altri.

Comunque la cosa che mi ha colpito è stata la straordinaria identità di vedute fra gli Autori ed il vostro umile Araldo: avrei potuto sottoscrivere quasi ogni singolo paragrafo del libro.

Relegando in secondo piano la biografia di Tolkien (il quale per primo sosteneva l'inutilità di conoscere la biografia di un autore per comprenderne l'opera), e lasciando alle Appendici il compito di dare un riassunto dello Hobbit e del Signore degli Anelli, gli Autori possono concentrarsi su altri aspetti più interessanti: il concetto di subcreazione, ed il profondo legame che unisce la creatività all'orgoglio. Una breve panoramica sui lavori filologici di Tolkien, solo per poter parlare dei paralleli fra Beowulf ed il SdA. L'importanza (sempre sottovalutata) che Tolkien dava alle poesie presenti nel suo romanzo. L'estrema rilevanza che in tutto il suo lavoro Tolkien dava alla parola ed ai nomi (arrivando a fare strane congetture sui parallelismi stilistici fra il SdA e l'Oxford Dictionary). E soprattutto l'importanza della Fantasia, unica vera Magia accessibile e permessa all'uomo.

Il capitolo più interessante secondo me è l'ultimo: "La sfortunatissima fortuna di un libro". Interessante per il bel titolo, ma anche perché per la prima volta vi leggo una ricostruzione della storia del SdA che non sia quella solita fatta più e più volte da De Turris.

Certo De Turris è bravo, è bello, è buono, è stato il primo e l'unico a capire l'importanza del SdA, ecc. ecc... Però anche sentire altre voci non è male.

E poi, rispetto alle ricostruzioni deturrisiane, questa ha un grosso vantaggio: non si limita a parlare della situazione estremamente provinciale e limitata che si è creata in Italia, ma dedica invece quasi la metà del capitolo ad un'analisi della ben più interessante critica inglese ed americana. In un'ottica più aperta, con una prospettiva più profonda, si comprendono così molto meglio l'assoluta futilità ed infondatezza dei dibattiti esclusivamente italiani su "Tolkien fascista" o "Tolkien di destra". Ed infatti giustamente questo argomento viene dagli autori sbrigato in poco tempo. Ben più lunghe sono invece le discussioni e le argomentazioni su un altro tema "scottante" della critica tolkieniana: la contrapposizione fra neopaganesimo-gnosticismo da una parte e cristianesimo dall'altra. Le conclusioni degli autori sono drastiche: il SdA, dicono loro, è un libro dalla spiritualità profondamente cattolica, e le letture in chiave neopagana o gnostica sono sbagliate o almeno ingenue.

In chiusura del libro gli autori citano la frase di Tolkien tratta dalla lettera 211 a Rhona Beare:

"se il racconto tratta di qualcosa (oltre che di se stesso), questo non è, come tutti sembrano supporre, il potere. Il racconto riguarda principalmente la morte, e l'immortalità, e le scappatoie; la longevità e la memoria".

Dicono poi che si tratta di un'osservazione illuminante soprattutto per quello che è scritto fra parentesi: IL LIBRO PARLA DI SE STESSO. Qualsiasi lettura, in qualsiasi chiave, ogni interpretazione, ogni tentativo di sciogliere enigmi e simboli e misteri del Signore degli Anelli, non deve prescindere da questo fatto fondamentale: che si tratta di un racconto, e che narra una storia. La sua bellezza sta soprattutto nella storia, ed in ciò che la storia, parlando di avvenimenti lontani, ci può dire su noi stessi. Tutto il resto è sovrastruttura.


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