Introduzione

di George R.R. Martin


La letteratura fantastica è esistita molto prima di J.R.R. Tolkien.

Non c'è mai stata nella storia un'epoca in cui gli uomini non si chiedessero cosa ci fosse dietro la collina, riempiendo gli spazi vuoti delle loro mappe con meraviglie e terrori. Il primo autore di fantasy raccontò la sua storia rannicchiato vicino al fuoco, mentre divideva un pezzo di mastodonte abbrustolito con i suoi compagni. Omero era un autore di fantasy, come pure Shakespeare. Conan, quel barbaro sentimentale dei nostri giorni, si sarebbe sentito a suo agio trincando da un corno di idromele in compagnia di Sigfrido e Beowulf.

Sir Thomas Malory e La Morte d'Arthur sono venuti secoli prima di Tolkien. E così pure la Canzone di Rolando di Théroulde. Bram Stoker e Edgar Allan Poe hanno fatto alcuni splendidi lavori sulla frontiera fra fantasy e horror, mentre William Morris creava mondi vasti e meravigliosi, distanti precursori della Terra di Mezzo.

In questo secolo Lord Edward Dunsany, James Branch Cabell e E.R. Edison hanno ciascuno a modo suo messo il proprio marchio sulla letteratura fantastica. L'importanza di Robert Ervin Howard e della sua Era Hyboriana non deve essere sottovalutata, come anche quella di Fritz Leiber, che ha raddoppiato Conan nei suoi Fafhrd e Greymouser. In una tradizione molto differente troviamo Geraldine Kersch, John Collier, Thorne Smith, Abraham Merritt, e Clark Ashton Smith.

Anche durante la sua vita, Tolkien aveva rivali formidabili. Mentre lui stava narrando i suoi racconti della Terra di Mezzo, il suo collega Inkling C.S. Lewis dava forma a Narnia. Da qualche altra parte in Inghilterra Mervyn Peake creava il tetro castello di Gormenghast, e dall'altra parte del mare, in America, l'incomparabile stilista Jack Vance scriveva il suo primo racconto della Terra Morente.

Eppure è stata la Terra di Mezzo a dare prova della maggiore capacità di restare. La letteratura fantastica esisteva molto prima di lui, sì, ma J.R.R. Tolkien l'ha presa e l'ha fatta sua in un modo in cui nessuno scrittore prima di lui aveva mai fatto, un modo in cui nessuno scrittore riuscirà mai più a fare. Il quieto filologo di Oxford scriveva per il proprio piacere, e per i suoi figli, ma ha creato qualcosa che ha toccato i cuori e le menti di milioni. Ci ha fatto conoscere gli hobbit e i Nazgul, ci ha portato attraverso le Montagne Nebbiose e le Miniere di Moria, ci ha mostrato l'assedio di Gondor e le Voragini del Fato, e nessuno di noi è più stato lo stesso di prima... specialmente gli scrittori.

Tolkien ha cambiato la letteratura fantastica; l'ha elevata e ridefinita, al punto che non sarà mai più la stessa. Continuano ad essere scritti e pubblicati molti tipi diversi di fantastico, certo, ma una singola varietà è arrivata a dominare sia gli scaffali delle librerie sia le liste dei best-seller. È chiamata a volte fantasy epica, a volte high fantasy, ma dovrebbe essere chiamata fantasy tolkienesca.

I segni caratteristici della fantasy tolkienesca sono legioni, ma per me uno svetta sopra tutti gli altri: J.R.R. Tolkien è stato il primo a creare un universo secondario completamente realizzato, un intero mondo con la sua geografia, la sua storia, le sue leggende, completamente disconnesso dal nostro, eppure altrettanto reale. "Frodo lives" (Frodo vive) dicevano le spille negli anni sessanta, eppure non era un ritratto di Frodo quello che i lettori di Tolkien appendevano al muro nei loro dormitori studenteschi, era una mappa. La mappa di un posto che non è mai stato.

Tolkien ci ha dato personaggi meravigliosi, una prosa evocativa, alcune avventure toccanti e battaglie eccitanti... ma sono i luoghi quelli che ricordiamo più di tutto. Da tempo dico che nella fantasy contemporanea l'ambientazione diventa un personaggio a sé. È stato Tolkien a fare sì che così fosse.

Quasi tutti gli scrittori contemporanei di fantasy (e nel loro numero includo certamente anche me) ammettono felicemente il loro debito nei confronti del Maestro, ma anche quelli che denigrano Tolkien a gran voce non possono sfuggire alla sua influenza. La via procede senza fine, ha detto, e nessuno di noi saprà mai quali meravigliosi luoghi ci attendano più avanti, dietro la prossima collina. Ma non importa quanto a lungo e quanto lontano viaggiamo, non dobbiamo mai dimenticare che il cammino è iniziato a Casa Baggins, e che stiamo ancora seguendo le impronte di Bilbo.

 

"Introduction" copyright © 2001 by George R.R. Martin

Traduzione italiana by Soronel


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